Nella giornata di ieri il Governo ha posto ed ottenuto la fiducia del Senato della Repubblica al maxi emendamento, l’ennesimo provvedimento omnibus, sostitutivo dello stesso decreto legge sugli enti locali, che recepisce l’accordo raggiunto in sede di Conferenza Stato-Regioni nei mesi scorsi.
Il voto di fiducia alla Camera dei Deputati è previsto il 7 Agosto.
Il ricorso a 43 voti di fiducia dal suo insediamento dice molto dell’idea che il governo Renzi ha del ruolo del Parlamento e, quindi, della stessa democrazia, il merito del provvedimento conferma, ancora una volta, la natura liberista della sua politica.
Infatti, accanto a diverse misure, discusse e discutibili, con tale provvedimento, a decorrere dal 2015, quindi ad esercizio finanziario in corso, la spesa sanitaria subirà un taglio di 2,35 miliardi di euro e, come noto, già si annuncia, nell’ambito della legge di stabilità che sarà definita a breve, un ulteriore taglio di 10 miliardi in cinque anni quale parte della cosiddetta revisione di spesa.
A fronte delle proteste da più parti sollevate, strumentalmente anche da forze politiche che nel tempo hanno teorizzato e praticato tali politiche, nonché da regioni che tale accordo hanno sottoscritto, il governo ha specificato che non si tratta, né si tratterà, di tagli lineari, di riduzione delle prestazioni, etc. bensì di razionalizzazione della spesa, di maggiore efficienza del sistema, spingendosi a dichiarare che quanto sarà risparmiato sarà reinvestito nella sanità.
La verità è un’altra : con tale scelta si sancisce la riduzione del Fondo Sanitario Nazionale, il cui sotto finanziamento è da tempo noto e, paradossalmente, sottolineato dallo stesso Ministero della Salute, e si scarica sulle regioni – ad esse compete infatti il come realizzare i tagli previsti – e da parte di queste sui cittadini, attraverso la riduzione della quantità e della qualità delle prestazioni erogate, il peso di scelte che sono politiche, che attengono ad una idea della sanità sempre meno pubblica, sempre più rivolta al privato, in altre parole una sanità che da diritto universale viene ricondotta ad una questione di censo : ti curi se hai i soldi!
Questo è il senso della scelta di spingere le regioni, in direzione della riduzione di visite ed esami, attraverso meccanismi punitivi nei confronti dei medici e degli utenti, nonché di ricoveri e prestazioni, della contrazione della spesa farmaceutica, etc.
Questa è la politica del governo Renzi in materia sanitaria, di riduzione della spesa pubblica, ed il fatto che contemporaneamente lo stesso sbandieri una rilevante, ancorché lontana nel tempo, riduzione della pressione fiscale, segnatamente a favore delle aziende, dice molto del suo carattere liberista.
E’ il momento di dire basta!
Basta con le politiche dei governi e delle Autonomie Locali che minano alla base il Servizio Sanitario Nazionale, lo destrutturano, aprono all’intermediazione finanziaria ed assicurativa del privato, che lo allontanano sempre più dal senso che si è inteso dargli con l’articolo 32 della Costituzione.
Serve un sistema sanitario pubblico, universale, finanziato dalla fiscalità generale.
Ciò che manca non sono le risorse, è la volontà politica di perseguire un Servizio Sanitario Nazionale volto a rispondere ai bisogni dei cittadini.
E’ giunto il momento di una forte mobilitazione di massa: sono in gioco i diritti fondamentali!
Noi, i comunisti, ci siamo!
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