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Palazzetto dello sport nel Parco di Labaro. L’ennesima cattedrale nel deserto.

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A vederlo il Parco di Labaro sembra abbandonato da 20 anni: panchine di cui è rimasto solo lo scheletro, erba altissima, rifiuti di ogni genere e le attrezzature donate dalla Pfizer nel 2002 quasi inutilizzabili. Poco sotto si vede il vero disastro, lo scheletro in cemento armato del palazzetto dello sport della Lazio pallavolo, che a detta del suo presidente D’Arpino, doveva portare lavoro per abitanti del quartiere e togliere il degrado. Quello che ci si presenta oggi è un cantiere abbandonato, con le recinzioni distrutte. Su una delle poche ancora in piedi una scritta eloquente: “Qui giacciono i nostri alberi”, segno della lotta dei cittadini per non farlo costruire, prevedendo il disastro a cui assistiamo ora.

Entriamo nel cantiere senza problemi, nessuna vigilanza, nessun controllo. Notiamo subito una cosa, un odore sgradevole che riempie l’aria. Le condizioni della struttura sono pessime, cresce l’erba direttamente sul cemento. Materiali vari e calcinacci coprono il sentiero che circonda lo scheletro di cemento e l’erba ci permette a malapena di camminare.

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Le zanzare ci accompagnano durante la visita, e sono tante, troppe. Notiamo che alle fondamenta c’è una grande quantità di acqua stagnante, e sentiamo il rumore dell’acqua che scorre. Ci avviciniamo e notiamo che il rumore diventa più forte vicino a delle grandi tubature. Tempo fa nel cantiere fu danneggiata una condotta dell’ACEA, e vedendo tutta quell’acqua e quel rumore forse la riparazione ancora non è stata fatta.

Usciamo dal cantiere come siamo entrati, indisturbati. I comitati di lotta, supportati dai comunisti Italiani di Labaro, che avevano previsto questo disastro furono sbeffeggiati. Oggi quello che rimane del progetto della Casa Lazio Bob Lovati è un cantiere in stato di abbandono e una bandiera della Lazio strappata e sbiadita.

Il servizio di Labaro TV:

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