Una catena di camicie bianche macchiate di rosso, ciascuna recante il nome e l’età di una donna uccisa: è stato questo il tratto distintivo della manifestazione itinerante che ha attraversato Labaro sabato mattina, partendo dal mercato adiacente al parco dedicato a Marta Russo. Una manifestazione silenziosa e priva di megafoni che ha tuttavia attirato l’attenzione: sono stati in tanti a fermarsi, a guardare quel gruppo di donne legate da camicie macchiate di rosso, a chiedere di che si trattasse.
“Una manifestazione contro la violenza sulle donne,” è la spiegazione delle organizzatrici, i membri del gruppo Rosso Donna. In tanti hanno preso i volantini, in tanti hanno espresso la propria approvazione, tutti hanno fissato almeno per qualche secondo i nomi e i numeri sulle camicie.
Vanessa, vent’anni, strangolata dal fidanzato. Rosetta, trentottenne, strangolata dal marito. Elda, novantatré anni, uccisa a percosse dal figlio. Rita, sessantaquattro anni, soffocata dal marito. Sono solo alcune delle tante in una lista che sembra non finire mai. Solo pochi giorni fa il nome di Michela, quarantuno anni, è andato ad allungarla: l’ex marito le ha sparato dopo un inseguimento in auto sull’Ostiense.
Non sono notizie nuove: i giornali parlano spesso del fenomeno a cui è stato dato il discusso nome di “femminicidio”. Diversi di questi stessi nomi sono apparsi sui giornali, e più siti tengono il conto delle vittime. Ma un nome in un lungo elenco non fa certo la stessa impressione di una camicia insanguinata: anche se sai che il sangue è solo inchiostro, è il commento di un passante, il messaggio è forte. Poi lo sguardo si sposta sull’ultima camicia, quella priva di un nome: vi è solo un grande punto interrogativo rosso. Il significato è chiaro: chi sarà la prossima?
La catena intanto di muove: attraversa il mercato, supera il parco Marta Russo e, con qualche intoppo quando si legano insieme le camicie per trasportare la “catena” più agevolmente (fare in modo che che tutti i nomi siano visibili si rivela più arduo del previsto) prosegue verso l’ufficio postale, prima tappa prima di dirigersi a piazza Saxa Rubra a Prima Porta. Anche in strada i passanti si fermano, prendono i volantini, scambiano qualche parola, leggono i nomi sulle camicie. C’è interesse, questo è evidente.
“Questa manifestazione è stata la nostra prima iniziativa – spiega Roberta Zoppi, presidente del gruppo – il gruppo Rosso Donna si è costituito spontaneamente poco più di un mese fa, intorno all’otto marzo. Vogliamo fare emergere il problema della violenza sulle donne, sensibilizzare e cercare di dare ascolto e aiuto alle donne in difficoltà e vittime di violenza. Non se ne parla abbastanza apertamente e la vergogna è tanta. Chiedere aiuto è molto difficile, figurarsi quando non si sa a chi rivolgersi. Bisogna parlare del problema e fare qualcosa, perché è inaccettabile che queste situazioni emergano quando si arriva all’omicidio o a lesioni gravi.”
Dare supporto e aiuto a donne in difficoltà comporta infatti non pochi mezzi e risorse: oltre ad un supporto psicologico sarebbe necessario un aiuto economico laddove la donna non fosse economicamente indipendente. Ed un posto dove stare, aggiunge una delle organizzatrici, perché scappare da una situazione di violenza diventa ancora più difficile se non si ha un reddito e non si sa nemmeno dove si potrà passare la notte.
“Quello che chiediamo – aggiunge Roberta Zoppi – è un centro di ascolto per donne qui in zona. Un posto che sia possibile contattare anche telefonicamente, dove si possano avere anche colloqui e ricevere del supporto psicologico e consigli, anche legali. Il sostegno e l’ascolto possono significare tanto. Non si possono lasciare da sole le vittime di violenza e poi limitarsi a scrollare le spalle quando si viene a sapere che un’altra donna è stata uccisa dal marito, dal fidanzato, dall’ex, dal padre, dal fratello. In questi anni, purtroppo, l’amministrazione del XX Municipio non si è certo distinta per sensibilità su questa problematica: si sono anche andati a tagliare i fondi ai consultori, a quel poco che c’era in un quartiere dove i servizi sono già carenti. Chiederemo al Municipio di aiutarci dopo le elezioni, quando avremo di nuovo un presidente a cui rivolgerci.”
Ma in questo periodo di ristrettezze ci sarà una volontà da parte del Municipio di investire risorse in questo senso dopo anni di vuoto?
“Noi crediamo di sì, – è la risposta – siamo fiduciose in un cambiamento, e pronte a dare il nostro contributo perché qualcosa si muova.”
Alessandra Pacelli
Articolo preso da VignaClaraBlog.it
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